L’Italia si tinge di arancione. Da domani tre quarti d’Italia si troveranno nella fascia intermedia fra quelle decise lo scorso 6 novembre per tentare di mitigare l’espansione del Covid-19. Si tratta di Abruzzo, Calabria, Emilia Romagna, Friuli, Lazio (per la prima volta), Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria, Val d’Aosta e Veneto. Restano in zona gialla Basilicata, Campania, Molise, Provincia di Trento, Sardegna e Toscana. Per la provincia di Bolzano, la Lombardia e la Sicilia (per richiesta del presidente regionale Nello Musumeci) scatta invece la zona rossa.
Una decisione che non va giù al governatore lombardo Attilio Fontana. “Onestamente non credo che lo meriti”, le sue parole. All’interno della regione poi la provincia di Bergamo, la più colpita in Italia nella prima fase della pandemia, chiede una specifica deroga in quanto il suo tasso di positività al Covid su 100mila abitanti è significativamente più basso. Dal canto suo il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, sottolinea ancora una volta come la divisione dei vari territori nelle tre zone non sia “una pagella” ma semplicemente un’analisi dei dati su parametri “condivisi” anche dalle regioni.
Del resto l’Rt nazionale è in aumento per la quinta settimana di fila (1.09) e l’incidenza è molto lontana da quella soglia di 50 casi per 100mila abitanti necessaria per consentire il tracciamento. La crescita però, spiega Brusaferro, è “lieve” e questo grazie “agli sforzi fatti nel periodo festivo che hanno evitato una impennata della curva”. A questo si aggiungono una curva della mortalità “in lieve decrescita” e una “stabilità” nel numero dei pazienti ricoverati. La situazione resta comunque “delicata” e misure di mitigazione “rigorose” sono più che mai necessarie.
Al momento, comunque, lo spettro del lockdown non è all’ordine del giorno. “Ci stiamo muovendo in un modello messo a punto in questi mesi, e anche la curva di novembre è stata piegata con analoghe misure”, dice il presidente dell’Iss mettendo in luce come la ricetta italiana abbia fino a ora dato “i suoi frutti”.