Dalla cucina metabolica alla passeggiata metabolica per guarire dall’Obesità ed in particolare dal Disturbo da Alimentazione Incontrollata.

L'allarme degli esperti

Entro il 2030 avremo una donna su cinque in stato di obesità, un maschio su sette in stato di obesità ed un aumento del 60% dell’obesità infantile, raggiungendo i 250 milioni di bambini obesi nel mondo. C’è una vera epidemia di obesità che ad oggi rappresenta una delle sfide più pressanti per il sistema sanitario nazionale. Tra queste forme di obesità c’è il Binge eating disorder con acronimo BED, Disturbo da Alimentazione Incontrollata, cioè la persona entra in una fase nella quale non è in lei e consuma contemporaneamente, in poco tempo, in pochi minuti, cibo di vario tipo. Il BED, caratterizzato da episodi ricorrenti e incontrollati di consumo eccessivo di cibo, rappresenta un fattore di rischio importante nello sviluppo e nel mantenimento dell’obesità. Le abbuffate frequenti e abbondanti sbilanciano significativamente l’apporto calorico, favorendo l’accumulo di massa grassa e, di conseguenza, un aumento del peso corporeo. Per questo abbiamo messo in campo un programma alimentare con laboratorio metabolico, passeggiata metabolica, palestra metabolica ed anche cucina metabolica ed è unico in Italia”. Lo ha affermato dott.ssa Ermenegilda Pagano, Direttrice del progetto Rinascere, centro specializzato anche nella diagnosi e cura di patologie legate al disturbo dell’alimentazione definito Binge Eating Disorder, presso la Santa Maria del Pozzo Hospital, in Campania.

“Il programma che si chiama Rinascere, ha al suo interno la cucina metabolica, la palestra metabolica, il laboratorio metabolico ma anche la passeggiata metabolica. Si tratta, in questo caso di un’attività fisica guidata, ovviamente dal team di esperti, che combina camminata e esercizi specifici. La passeggiata metabolica è una delle attività inserite nel nostro programma di riabilitazione del nostro progetto Rinascere. L’attività viene svolta in gruppo all’aperto con una durata di 30/40 minuti, a contatto con la natura – ha continuato la Pagano – ed è guidata da un istruttore qualificato. Anche se si tratta di un’attività molto spesso sottovalutata, camminare regolarmente porta con sé numerosi benefici per il corpo e la mente”.

Ogni anno arrivano almeno 700 pazienti obesi e da tutta Italia!

“Grazie al suo impatto sul metabolismo basale e al consumo calorico, la passeggiata metabolica, può contribuire in modo significativo alla perdita di peso e al mantenimento del peso forma, favorendo la riduzione della massa grassa e l’aumento della massa magra – ha dichiarato Ermenegilda Pagano – migliorando la composizione corporea complessiva del paziente. Prevedendo una serie di movimenti specifici, quest’attività permette una stimolazione del metabolismo, aumentando il dispendio energetico anche a riposo, un progressivo miglioramento della postura, un miglioramento della forza e della resistenza muscolare, soprattutto degli arti inferiori.

Gli effetti di un’attività fisica regolare sulla salute del nostro paziente sono diversi: dal miglioramento della sensibilità insulinica alla riduzione dei fattori di rischio cardiovascolare, difatti la passeggiata metabolica aiuta a ridurre la pressione arteriosa, i livelli di colesterolo e i trigliceridi, migliorando la qualità della vita del paziente. Abbiamo riscontrato che l’integrazione della passeggiata metabolica nel nostro programma, oltre ai benefici descritti precedentemente, permette di aumentare anche l’aderenza al trattamento: l’attività fisica all’aperto, svolta in gruppo, può essere più motivante rispetto ad altre forme di esercizio fisico, favorendo così la possibilità di far divenire questa pratica un’abitudine del paziente. I benefici della passeggiata metabolica vanno oltre la semplice perdita di peso, migliorando la qualità della vita complessiva dei nostri pazienti. La passeggiata stimola, infatti, il rilascio di endorfine, neurotrasmettitori che agiscono come antidolorifici naturali e migliorano l’umore. La camminata metabolica, con i suoi ritmi e i suoi esercizi specifici, può contribuire, dunque, a ridurre i sintomi depressivi e ansiosi spesso associati all’obesità. Di conseguenza, a lungo termine, si evidenzia un miglioramento dell’autostima e dell’autoefficacia del nostro paziente poiché raggiungere obiettivi, anche piccoli, durante l’attività fisica, porta a un senso di realizzazione e di maggior fiducia in sé stessi. Vedere i primi risultati, sia fisici che a livello di benessere, può stimolare positivamente il paziente. L’attività fisica regolare, inoltre, è un ottimo modo per gestire lo stress, che rilasciando ormoni che inducono a cercare cibi di conforto, può provocare un bisogno non controllato di determinate alimenti. La regolazione dei livelli di stress ha come effetto secondario la scelta di un’alimentazione più equilibrata.

Un altro importante effetto a lungo termine che notiamo con quest’attività è una maggiore consapevolezza corporea: gli esercizi posturali integrati nella camminata metabolica aiutano a prendere coscienza del proprio corpo e a migliorare la postura. Questo può portare a una maggiore accettazione di sé e a una più veritiera immagine corporea”.

L’88% ricoverati per Disturbo da Alimentazione Incontrollata non ha mai ricevuto una diagnosi.

“Arrivano per obesità, ma circa l’88% dei pazienti con Binge eating disorder che afferiscono alla nostra struttura non ha ricevuto una diagnosi. Ciò accade perché le interconnessioni tra obesità e BED sono molteplici e complesse come alterazioni a livello neurobiologico, in particolare nei circuiti cerebrali coinvolti nella regolazione dell’appetito – ha proseguito la Pagano – potrebbero predisporre individui sia all’obesità che al BED; emozioni negative come stress, ansia e depressione possono fungere da trigger per le abbuffate, creando un circolo vizioso in cui il cibo viene utilizzato come strumento per far fronte a disagi emotivi. Inoltre, la bassa autostima e la percezione negativa del proprio corpo possono contribuire a un’immagine corporea distorta e a comportamenti alimentari disfunzionali, aggravati dai modelli di bellezza veicolati dai media, che promuovono un ideale di magrezza spesso irrealistico, che possono generare insicurezza e disagio.

Il BED è spesso associato ad altri disturbi psichiatrici, come la depressione, l’ansia e i disturbi d’ansia generalizzata, che possono peggiorare ulteriormente la salute del paziente con obesità e compromettere la qualità della vita. Sia l’obesità che il BED sono associati a una ridotta qualità della vita, caratterizzata da isolamento sociale, difficoltà nelle relazioni interpersonali e stigmatizzazione.
In questo contesto, ritengo fondamentale intensificare gli sforzi per prevenire e contrastare l’obesità, partendo da una maggiore consapevolezza e competenza dei professionisti sanitari, in particolare dei medici di medicina generale, che sono i primi a entrare in contatto con i pazienti. L’identificazione precoce, la valutazione del rischio cardiovascolare e l’attivazione di percorsi assistenziali integrati rappresentano le principali leve di intervento”.