Il “giallo”. Il poliziesco. Il noir. Chiamatelo come volete, ma una cosa è certa: oggi più che mai, sembra essere un genere quasi inflazionato. Tutto sembra già visto. Ogni trama scontata. Un perenne “dejà vu” alimentato anche dal costante flusso di fiction proposte a ripetizione dal piccolo schermo. A stravolgere completamente la situazione è arrivato nelle librerie “Requiem sull’ottava nota”. Se volete immergervi in un libro capace di ribaltare qualsiasi concezione abbiate mai avuto su questo ambito letterario, la nuova indagine del Capitano Giulio Mariani è quello che vi serve. La seconda opera del giornalista Giovanni Taranto, pubblicata da Avagliano Editore, vi scaglierà al centro dell’azione, quella vera, proiettandovi al fianco dell’investigatore dell’Arma come se foste l’ombra stessa del protagonista. Senza sconti, senza scampo, fra successi e fallimenti, evitando ogni finzione letteraria, con il realismo di cui l’autore è capace dopo oltre quarant’anni di esperienza nel campo della cronaca nera e giudiziaria.
“Requiem sull’ottava nota” è ambientato negli anni ’90. Camorra, mafia vesuviana, racket, traffico di stupefacenti e criminalità comune sono gli avversari del capitano Giulio Mariani, romano de Roma, inviato al comando di una compagnia dei Carabinieri nel Vesuviano. Pochi spiragli per la vita familiare. Pasqua ormai è vicina. L’attività del racket si fa più pressante. Uno showroom viene devastato per piegare il titolare e obbligarlo a pagare il pizzo. La guerra fra clan per il controllo delle piazze di spaccio si fa più cruenta. Un sedicenne, reclutato come sentinella da una delle cosche, viene ferito gravemente in un raid. Mariani indaga, affiancato dagli uomini del Nucleo Operativo, da Clara Di Fiore, giovane Pm della Procura napoletana, e dall’amico Gianluigi Alfano, cronista di “nera”. Ai due casi si intrecciano omicidi irrisolti e nuovi scontri a fuoco. Un ulteriore mistero arriverà a complicare il tutto. Il capitano riceve dei messaggi anonimi, apparentemente incomprensibili. Chi li manda pare voler aiutare i carabinieri a individuare i responsabili di estorsioni, spaccio, capoclan e sicari delle “famiglie” in guerra. Quanto ci si potrà fidare di quelle indicazioni? Chi si nasconde dietro quelle soffiate? Qual è il suo vero interesse: aiutare la giustizia o fuorviare i detective? A Mariani toccherà decifrare le indicazioni “in codice” del misterioso informatore e trovare prove concrete che le confermino o le smentiscano. Per farlo, dovrà scavare nelle viscere della città vecchia e confrontarsi con personaggi inusuali, a volte inquietanti. Il tutto mentre tenta di sottrarre il minorenne ferito e il fratello più piccolo a quello che sembra un destino segnato: una vita al soldo della camorra, che porti inevitabilmente al carcere o a una morte violenta. Sullo sfondo, la vita di caserma, le tradizioni pasquali, il folclore e la filosofia del vulcano del golfo, tratteggiati con colori, sapori, profumi e linguaggi di quella terra, non senza una abbondante dose di humor e vesuvianità.
Un romanzo avvincente, che afferra il lettore per il bavero e lo proietta al fianco dei protagonisti in un susseguirsi di emozioni e colpi di scena, fra entusiasmi e docce gelate, fino all’ultima pagina.
Con le indagini del Capitano Mariani, Giovanni Taranto, da due anni, sta attirando sempre più lettori, grazie a uno stile inedito che fonde competenza tecnica, esperienza investigativa sul campo, spunti culturali e una massiccia dose di humor.
L’autore sta adoperando l’arma del “giallo” per parlare di legalità, affrontare temi legati alle mafie, alla criminalità organizzata, alla piaga della “mafiosità diffusa”, riuscendo a non rendere mai le cose opprimenti.
In qualche modo Taranto è riuscito a fondere trame avvincenti, estremo realismo, ironia e approfondimento. Riesce così a spiegare efficacemente fenomeni e meccanismi criminali in modo dettagliato, mai approssimativo, coinvolgendo il lettore fino a indurlo a non abbandonare mai le pagine, e a spingersi sempre in un ulteriore capitolo.
“Requiem sull’ottava nota” è un’opera che “svela i retroscena dei clan”, sottolinea la Avagliano, che ha pubblicato il volume nella collana “I Corimbi”, la stessa dove, nel 2021, era uscito “La fiamma spezzata”, con cui Taranto aveva fatto conoscere per la prima volta il personaggio del Capitano Mariani.
E a dare il metro di come un libro simile possa avere una profonda valenza sociale è l’ex procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, che in prefazione spiega come questo romanzo sia fondamentale “…per comprendere le cause storiche, economiche e sociali che hanno reso la camorra parte integrante del tessuto sociale Vesuviano, di Napoli e della sua area metropolitana. E come liberarsene per sempre”.