Il centrodestra stabiese si scaglia contro i commissari sul progetto del Savorito. E proprio mentre Forza Italia, Lega e Fratelli d’italia danno alle stampe un duro documento, il Comune autorizza il contratto di prestito con cassa depositi e prestiti per 13 milioni di euro al fine di realizzare l’opera.
Ma il centrodestra rileva diverse criticità in merito a un progetto presentato dall’ex amministrazione Cimmino prima dello scioglimento e poi stravolto proprio dalla commissione straordinaria.
Ecco il documento completo:
Lo scenario criminale che coinvolge tuttora intere fette di città rappresenta un allarme su cui è fondamentale tenere alta l’attenzione. I recenti fatti di cronaca, con l’omicidio a Torre Annunziata e il recente arresto al Savorito, rivelano un quadro disarmante e preoccupante riguardo all’impatto che la camorra continua a manifestare sul territorio stabiese. Ed è proprio in quest’ottica che riteniamo necessario far leva sui progetti di recupero sociale dei quartieri “a rischio”, affinché i fondi intercettati e l’attuazione degli interventi previsti possano rivelarsi un’autentica svolta per riconvertire quei quartieri in un presidio di legalità e in un esempio di contrasto senza frontiere alla criminalità organizzata. È ben noto che l’intero comprensorio dell’area nord della città sta vivendo, purtroppo da anni, una situazione di rilevante emergenza socio-economica ed occupazionale, affiancata dal dilagante fenomeno della criminalità organizzata, accentuatosi negli ultimi tempi e particolarmente incisivo proprio nel quartiere Savorito, il che ha determinato nella collettività un profondo senso di insicurezza. La locale popolazione vive una vera e propria marginalità urbana e sociale e il quartiere è divenuto luogo in cui la malavita locale si è radicata per svolgere i suoi molteplici traffici illeciti e dove può attingere facilmente nuova manovalanza in un ambiente così afflitto ed emarginato. In questo contesto degradato ed in un tale quadro particolarmente penalizzante per questa parte di territorio, l’amministrazione comunale di centrodestra aveva colto l’opportunità di realizzare il Programma Innovativo della Qualità dell’Abitare, (in acronimo PINQuA), di cui al D.M. 395/2020, un programma di Edilizia Residenziale Sociale e di riqualificazione con il recupero dei vuoti urbani con il quale si era inteso dare una risposta alla considerevole quanto inorganica crescita sviluppatasi nell’ultimo quarantennio in tale area e che ancora oggi riverbera gli effetti negativi in termini di insufficiente viabilità, precarietà infrastrutturali e, più in generale, di non sufficiente vivibilità, favorita anche dai negativi e deleteri aspetti economici ed ambientali di cui sopra. Si era presentata, pertanto, con tale Programma l’occasione per promuove esperienze utili in un’area in cui i processi di crescita urbana hanno prodotto insediamenti residenziali carenti per qualità ambientale e per dotazione di servizi e caratterizzati da assenza di luoghi riconoscibili e da scarso significato urbano degli aggregati edilizi rispetto alle altre zone più consolidate. La finalità che ci si proponeva era ed è l’attuazione di un riequilibrio dell’uso del suolo a favore di servizi, del verde e di un controllo della crescita urbana, con l’adozione di programmi edilizi di integrazione misurata e del riuso del patrimonio esistente che si sostanzia in una politica urbanistica che deve puntare sulla “qualità urbana” e nell’uso oculato della risorsa suolo: in una sintesi il tutto deve sfociare in una migliore vivibilità, ovvero in un sistema di “qualità della vita” che possa coniugare un mix residenziale tra edilizia sovvenzionata ed agevolata innovativa e sperimentale da associarsi a funzioni socio-culturali, attività artigianali e commerciali. In sintesi l’obiettivo globale è quello di rendere tale ambito territoriale un “pezzo” di città con caratteri ed identità ben definite, cancellando l’immagine di “quartiere dormitorio” e di esclusione sociale.
È bene sottolineare che l’amministrazione comunale su tali principi, nell’ottica di perseguire questi ambiziosi obiettivi ed in risposta alle relative problematiche socio-economiche territoriali aveva già costruito il Documento di Orientamento Strategico (D.O.S.) con il quale erano state tracciate le linee strategiche (LS) ritenute prioritarie rispetto alle tematiche da affrontare e, tra queste, quella mirate ad un riequilibrio tra centro e quartieri periferici, ad oggi fortemente sbilanciate dal punto di vista dei servizi, delle funzioni urbane e dei collegamenti, utilizzando una logica di rete e di ottimizzazione dei tracciati esistenti, valorizzando – al contempo – le diverse identità dei quartieri e tutelando gli ambiti e paesaggistici per colmare la sperequazione centro-periferia, concentrando l’attenzione soprattutto su quelle aree della città oggi considerate di scarsa qualità.
Alla luce di queste considerazioni e finalità con l’atto di giunta n. 21 del 12.03.2021 l’amministrazione comunale approvò la proposta complessiva e la relativa documentazione indicante la strategia del Programma per la “Riqualificazione e Rigenerazione del Quartiere Savorito” – Programma di sostituzione edilizia e recupero dei vuoti urbani – Ambito intervento periferia nord della città, deliberando, altresì la partecipazione al bando del Ministero, che ritenne meritevole di approvazione la proposta avanzata dall’Ente e perciò ammessa al finanziamento, a valere sui fondi del Pnrr, per un importo di € 15.000.000,00 sul globale importo del programma di € 69.960.414,43, giusto Decreto Ministeriale n. 383 del 7 ottobre 2021, e all’esito della positiva valutazione resa dall’Alta Commissione Ministeriale che approvò l’elenco delle proposte delle amministrazioni ammissibili a finanziamento.
Nell’ultimo biennio, per “dare un quid pluris all’intero intervento”, è stato valutato di rivedere l’originaria proposta, operando tre rimodulazioni e rivisitazioni, di cui l’ultima con provvedimento n. 227 del 19.10.2023 in cui si parla di “una ricognizione delle aree da progettare in relazione alla cartografia esistente ed alle sopravvenute esigenze dell’amministrazione”. Ma di fatto si tratta una diversa articolazione della proposta che viene ad essere, come le due precedenti, suddivisa in tre lotti separati.
Uno scenario rispetto al quale non nascondiamo qualche perplessità, in quanto va ad alterare l’unicità e organicità degli interventi che avrebbero assicurato, nell’insieme e in unica soluzione, l’avvio delle opere di riqualificazione del quartiere, e ciò non solo per quanto attiene l’aspetto finanziario, ma anche per quello della programmazione urbanistica e delle destinazioni d’uso dei beni patrimoniali dell’Ente; inoltre non è dato neanche sapere se tale rimodulazione del programma sia stata inviata al competente Ministero e ne abbia conseguito parere favorevole da parte dell’Alta Commissione.
In proposito, senza volere commentare l’iter procedimentale che ha portato a tale rivisitazione, che pur desta non poche perplessità, non possono non condividersi le considerazioni e, ancor di più, le preoccupazioni e i timori, già evidenziati in questo periodo da qualche altra forza politica locale, rese note con una approfondita analisi delle attività riguardanti il programma e poste in essere ad oggi così come emergono dalla produzione degli atti visionati. Si palesano infatti nel programma edilizio, così strutturato, una serie di aspetti e elementi che denotano e lasciano presagire quella che temiamo possa palesarsi un una irrealizzabilità delle opere: infatti il completamento degli interventi e, in particolare, la realizzazione degli “eventuali alloggi ERP e/o ERS” previa demolizione dei restanti fatiscenti corpi di fabbrica e recupero volumetrico dal fabbricato popolare di via Fondo d’Orto, ed ancora la suggestiva idea della realizzazione della struttura ricettiva mediante l’istituto della finanza di progetto, il trasferimento e la delocalizzazione dell’attuale area mercatale di via Foscolo, la realizzazione del parco agricolo, dovrebbero definirsi e attuarsi, nella più assoluta indeterminatezza, “mediante dettagliato Piano Economico-Finanziario che indichi le risorse da impiegare e i dati economico-finanziari relativi alla fattibilità dell’intervento anche mediante concessione di servizi e/o della gestione delle aree pubbliche al privato”.
Come traspare in tutta evidenza dagli atti prodotti (determinazione a contrarre DSG n. 2323/2023 e successiva rettifica), inoltre, si sta indicendo una gara senza che ad oggi si goda della copertura finanziaria per la parte economica che cede a carico dell’Ente comunale pari ad € 13.754.828,02; si legge infatti nel citato provvedimento: dare atto che l’intervento è finanziato per l’importo di € 15.000.000,00 con fondi ministeriali a valere sul P.I.N.Qu.A. e per la parte residua di € 13.754.828,02 con fondi comunali coperti da mutuo contraibile a seguito dell’aggiudicazione dell’appalto integrato; di precisare che tutte le aggiudicazioni relative all’intervento sono subordinate al perfezionamento del mutuo richiesto alla CCDDP e che la sottoscrizione dei relativi contratti avverrà solo all’esito dell’erogazione del predetto mutuo; di precisare, altresì, che l’Amministrazione si riserva di non aggiudicare e/o di apportare eventuali varianti e/o modifiche in caso di mancato perfezionamento delle fonti di finanziamento a copertura dell’intervento.
In sintesi l’aggiudicazione dell’appalto, si precisa nell’atto, potrà essere perfezionato solo ad avvenuta contrazione del muto con CCDDPP; tale aspetto viene ad essere confermato anche nella deliberazione commissariale con i poteri del consiglio n. 23/24 del 22 febbraio u.s. là dove si precisa che “pertanto occorre modificare e allineare anche le previsioni contabili dei relativi stanziamenti di entrata e di spesa in conto capitale nel bilancio di previsione 2024/2026, per le singole annualità, tenendo conto delle scadenze del cronoprogramma approvato per le distinte fonti di finanziamento a carico dei Fondi Ministeriali PINQUA e quelle con CCDDP per indebitamento a farsi”.
Si legge, infine, sempre citato provvedimento a contrarre che “in sede di redazione del P.F.T.E. e, in particolare, del piano delle demolizioni dei fabbricati esistenti è emersa una reale problematica relativa alla sistemazione temporanea dei nuclei familiari, che attualmente occupano gli alloggi, nel periodo intercorrente tra la demolizione e l’edificazione dei nuovi fabbricati” e che “si rende, pertanto, necessario istituire, contestualmente all’espletamento della procedura di gara, un gruppo di lavoro composto da personale in servizio presso l’Area Tecnica, l’Ufficio Patrimonio, i Servizi Sociali e l’Avvocatura di questo Ente, deputato all’attività di convocazione dei nuclei familiari nonché all’ascolto ed alla risoluzione delle specifiche problematiche di ciascun nucleo familiare, anche al fine di individuare i reali aventi diritto all’assistenza ed all’assegnazione dei nuovi alloggi”. È facile comprendere come tale altro rilevante aspetto desti particolare apprensione per le immaginabili ricadute sociali in un quartiere di per sé già afflitto da rilevanti problemi socio economici che andrebbero ulteriormente ad aggravarsi.
Riteniamo pertanto opportuno che su questi temi avvenga un confronto politico fruttuoso e concreto, basato su contenuti e documenti, e non certamente incentrato sui soliti proclami da parte di chi ha governato per 24 anni con risultati che l’intera città conosce purtroppo bene, viste le condizioni di degrado socio-economico in cui versa Castellammare. Certo, per affrontare questi temi bisognerebbe iniziare a prendere davvero esempio da Pasolini e cominciare a dedicarsi allo studio approfondito dei documenti. Noi ci auguriamo di trovare sempre un confronto aperto, anche nelle differenze, perché la democrazia non si misura sui soliti veleni, bensì sulla consapevolezza di avere dinanzi a noi la sfida di spazzare via la criminalità organizzata dalla città, portando avanti i progetti con gli oltre 80 milioni di fondi intercettati dall’amministrazione uscente e costruendo un programma chiaro e concreto, fatto di dialogo e confronto, per far rinascere Castellammare.
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